03 aprile, 2012

La follia

Di fatto, non esiste pazzia senza giustificazione e ogni gesto che dalla gente comune e sobria viene considerato pazzo coinvolge il mistero di una inaudita sofferenza che non è stata colta dagli uomini. (da L'altra verità. Diario di una diversa)

02 aprile, 2012

Non ho bisogno di denaro.




Ho bisogno di sentimenti, di parole, di parole scelte sapientemente, di fiori detti pensieri, di rose dette presenze,

di sogni che abitino gli alberi, di canzoni che facciano danzare le statue,

di stelle che mormorino all’ orecchio degli amanti.

Ho bisogno di poesia, questa magia che brucia la pesantezza delle parole,

che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

(Alda Merini)

Itaca


Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d'incontri
se il pensiero resta alto e il sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga
che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche aromi
penetranti d'ogni sorta, più aromi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca
- raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
Già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

(Costantinos Kavafis, Cinquantacinque poesie, Einaudi, Torino)

02 agosto, 2011

Lettera axta ad un amico...

...scritta qualche mese fà...ma come promesso, la pubblico...

UNA PROMESSA E' UNA PROMESSA

Volevo chiamarti stasera..avevo voglia di sentirti, di sfogarmi, di raccontarti un pò di cose come facevamo un tempo...senza limiti, senza barriere...senza se e senza ma. Poi ho ripensato alla nostra ultima telefonata a Pasqua...forse era il mio stato d'animo, le mie paturnie, ma ti ho sentito diverso, la nostra mi è sembrata la classica telefonata di rito x gli auguri e nulla di +. E non me la sono sentita!Come recuperare in poche battute il tempo perduto...le esperienze fatte singolarmente e mai raccontate, i silenzi prolungati? In tutto questo tempo io sono cambiata, mi sento cambiata...e non in meglio. Delle mie vicissitudini degli ultimi 2 anni...già sai. Ma forse non sai quanto mi abbiano segnata. Ricordi il nostro tormentone? "Ma tu ce l'hai un cuore?"...Io adesso non lo sò +. Il mio è a riposo...anestetizzato x evitare altri brutti colpi. Ma mi mancano i sogni, i manca la nostra nuvoletta, mi manca la libertà di essere me stessa.
In quella telefonata mai fatta volevo dirti:
- che il mio status di "borderline" non esiste +...la mia vita è oramai un sismografo con picchi costanti con sconfinamenti in una realtà fatta di noiosa quotidianità che ha solo la parvenza di serenità e altri in situazioni di follia allo stato puro... dove perdo completamente il controllo e la rabbia prende il sopravvento su tutto e tutti;
- che sono stanca di essere una "brava persona" xchè non ne vale la pena se sulla tua strada incontri solo xsone che ne approfittano;
- che sono stanca anche di fare la cattiva... xchè non è la mia indole e mi costa una fatica enorme, ma sono costretta in questo ruolo x difendermi;
- che ha voglia di scappare via da tutto e da tutti, forse anche da me stessa;
- che oltre che x il tuo blog sono passata anche x il blog di Christine e ha visto che anche lei non passa un periodo felice...volevo lasciarle un saluto, un qualcosa, ma non ci sono riuscita...se puoi dalle un bacio x me.

Solo questo volevo dirti...bacio

01 agosto, 2011

Grazie x il link...

ONCE

Sulla strada di Dublino un busker rivendica l'amore perduto cantando canzoni a una lei fedifraga e distante, sognando il contratto discografico e una vita a Londra. Sulla stessa strada incontra una giovane immigrata ceca, instancabile lavoratrice, ragazza madre responsabile e pianista di talento. Uniti dalla passione per la musica i due sconosciuti iniziano a raccontarsi e aprirsi fino a toccarsi (nell'anima) attraverso i testi delle canzoni.
Alcune storie d'amore sono destinate a rimanere intatte, inviolate, come se un solo bacio avesse la capacità di distruggere quella promessa che rappresenterebbe la purezza assoluta se lasciata in sospeso in eterno.
Once mette in scena l'amore illibato tra due persone che attraverso la musica si raccontano. Giocando di sottrazione, il regista irlandese John Carney confeziona una commedia semplice e piena di sentimento in cui narra di sé, della scena musicale della città che gli ha dato i natali. Dentro a un musical atipico due solitudini si incontrano per caso e per desiderio decidono di convertire il loro talento in un disco che rimanga nel tempo, oltre il tempo.
Girato con piglio documentaristico (la camera a mano sembra riprendere senza voler disturbare, le luci di scena sono limitate al minimo, il cast è formato da attori non professionisti), Once segue passo passo le fasi di creazione dei brani dell'improvvisato duo fino alla registrazione finale, coinvolgendo lo spettatore in una storia che nasce grazie alla musica e si consuma esclusivamente attraverso le canzoni. Tutto quello che non viene detto a parole viene espresso attraverso le note.
Dublino fa da sfondo con il suo cielo grigio e i suoi candidi paesaggi, con i suoi immigrati e i suoi circoli e regala alla trama una quiete necessaria allo svolgimento e compimento della relazione. L'eloquente e silente sguardo finale lascia in sospeso i destini dei due casti amanti.

30 luglio, 2011

Facebook addicted - trovato in rete e pubblicato



Non possiamo certo dire che il web sia uno strumento da condannare, considerati tutti i vantaggi che è capace di apportare. In ogni caso a volte un rapporto sbagliato con la rete, specialmente nel caso degli adolescenti, può essere causa di un disagio che va preso in considerazione. Ma come ci si accorge di essere dipendenti dall’interazione multimediale proposta da Facebook?

I sintomi sono evidenti: non ci si riesce a staccare dalla rete sociale, si finisce con il trascurare le relazioni reali, si prova una sensazione di onnipotenza, intesa a controllare tutto, visto che il virtuale è facilmente gestibile, perché privo di tutte quelle sfumature che caratterizzano invece i rapporti dal vivo.

Allo stesso tempo si può incorrere in stati mentali paranoidei e si può cominciare ad assumere identità diverse, è noto infatti il rapporto tra Facebook e false personalità. Inoltre è da considerare che ci si può ritrovare in presenza di veri e propri sintomi da astinenza, che si traducono in un generale malessere psicofisico: ansia, sudorazione, paura di perdere il controllo, fuga mentale dalla realtà. Ovviamente alla base ci sono insicurezze personali, che concorrono all’insorgenza della dipendenza psicologica.

Per curare la dipendenza da Facebook possono essere utili diverse strategie, che sono comunque da stabilire mediante il consulto con un esperto, che può essere uno psicologo, uno psichiatra o uno psicoterapeuta. Ci si può orientare verso una psicoterapia cognitivo – comportamentale o ad una psicoterapia di gruppo, che comprenda altre persone affette dallo stesso problema psicologico.

In certi casi complessi, nei quali ci si trova di fronte a disturbi d’ansia o di depressione, si potrebbe ricorrere anche i farmaci da prendere solo su prescrizione medica. Soprattutto per i ragazzi aumenta la dipendenza da internet e da Facebook. Per questo anche in Italia sono stati approntati specifici centri di cura per questa nuova forma di patologia. Fra questi uno dei più famosi è l’ambulatorio del Policlinico Gemelli di Roma

Young (1998), ipotizza l’esistenza di una relazione significativa tra la dipendenza da internet e il disturbo depressivo, infatti coloro che soffrono di una depressione importante spesso eccedono nell’uso della Rete. Secondo l’autore, i soggetti con bassa autostima, paura del rifiuto e bisogno di approvazione, mostrano una frequentazione intensa del web

CATTIVA!

Gli uomini...ti cambiano!

17 maggio, 2011

Troppo amore - Almudena Grandes

A me costa una gran fatica vivere. E’ difficile da spiegare, o siccome a voi non succede, non potete capirlo, ma io mi sento come se vivessi dentro a un tunnel, al buio, separato da tutto. Scorgevo la luce all’ingresso e all’uscita, so che esiste il mondo, altra gente, il sole, la luce, le strade… ma non riesco ad uscire e neanche desidero farlo…troppo faticoso. Non ve l’ho mai raccontato, ma io non ho voglia di niente, e svegliarmi la mattina, alzarmi dal letto, vestirmi…sono tutte cose che mi stancano da morire; sono già stanco prima di cominciare a fare qualsiasi cosa, devo costringermi a fare quello che gli altri fanno senza neanche rendersene conto.
………………………………………………………………..
Tutto finì in quell’ istante…la mia prima morte si prese più tempo. Quel che restava della mia antica innocenza, della mia antica speranza, si sarebbe smorzata a poco a poco, goccia dopo goccia, in un’agonia lunga come quell’estate. Il tempo che serviva alla mia vita per diventare un simulacro inaccettabile di quel che era stata.
………………………………………………………………….
Ero al 7° piano… scesi 2 piani di corsa, altri 2 a velocità sostenuta, gli ultimi a passo lento come se mi mancassero le forze per arrivare fino in fondo.
Mentre correvo mi limitai a maledirlo…mentre camminavo…potevo giurare che l’avrei affrontato…ma al 3° piano capii che nessuno mi aveva mai fatto tanto male, che nessuno me ne avrebbe mai potuto fare altrettanto, perché…non mi aveva abbandonata, non mi aveva lasciata, non se ne era andato, aveva fatto ben di peggio…mi aveva cacciata dal mio stesso mondo.

13 febbraio, 2010

Um ritmo perdido - Ana Hatherly




Se uma pausa não é fim
e silêncio não é ausência,
se um ramo partido não mata uma árvore,
um amor que é perdido, será acabado?

Um ouvido que escuta
uma alma que espera...
uma onda desfeita
É ou já não era?

Nuvem solitária,
silenciosa e breve,
nuvem transparente,
desenho etéreo de anjo distraído...

Nuvem,
esquecida em céu de esperança,
forma irreal de sonho interrompido..

Nuvem,
luz e sombra,
forma e movimento,
fantasia breve de ânsia de infinito...

Nuvem que foste
e já não és:
desejo formulado e incompreendido.

.................

Un ritmo perduto…

Se una pausa non è fine
E silenzio non è assenza,
Se un ramo spezzato non ammazza un albero,
Un amore che è perduto, sarà finito?

Un orecchio che ascolta,
Un’anima che aspetta…
Un’onda disfatta
E’ o già non era?

Nuvola solitaria
silenziosa e breve,
nuvola trasparente,
disegno etereo di un angelo distratto...

Nuvola,
dimenticata in un cielo di speranza,
forma irreale di un sogno interrotto…

Nuvola,
luce e ombra,
forma e movimento,
fantasia breve di ansia di infinito...

Nuvola che fosti
e già non sei più:
desiderio fatto e frainteso.